|
La spinta sentimentale che mette in moto la fantasia di Anna Bracci, scaturisce dal desiderio di agire nella realtà in cui vive ed opera; una realtà che scopre di giorno in giorno con tristezza profonda, cui oppone consapevolezza di poter intervenire con una forza positiva che la porta ad esprimersi con un linguaggio accalorato ma privo di enfasi retorica.
La sua pittura è il risultato di slanci d’amore, capaci di trasformare la denuncia sulla condizione dell’uomo più debole, in puri accenti lirici.
Il disegno è vivace, tracciato con una linea incisa e profonda, giusta a contenere lo slancio plastico delle figure avvilite, ma pur vitali.
Aver avuto la Bracci per qualche anno, allieva ai corsi di nudo, mi dà la possibilità di tracciarne anche un profilo in cui evidenzierei la sua personalità aperta e sensibile, pronta ad esaltare anche l’eleganza di un volo di rondine o il delicato profumo di un fiore, capace di far vibrare delicate cromie entro una linea meno incisa e più elegante, che scopre la sua natura di giovane donna attenta ai molteplici aspetti della vita, pronta ad indicarci un’ancora di salvezza, una sponda sicura, dove vita è pure il canto di un uccello o il volo di una farfalla.
|
Giuliano Pulcini
Pittore e Scultore
|
^ top ^ |
|
Attraverso l’esercizio della pittura Anna Maria Bracci cerca di dare un ordine ed un significato al concitato, caotico gioco esistenziale: i suoi processi operativi nascono da una tensione drammatica del rapporto realtà-verità che le vicende quotidiane ci propongono di continuo.
In questo senso ogni opera di Anna Maria Bracci ha una motivazione morale prima ancora che estetica: vuole essere la rappresentazione dei grandi temi sui quali di fonda la condizione umana e, al tempo stesso, un tentativo di risposta ai problemi che perennemente la sollecitano.
Potrebbe forse sembrare un impegno troppo ambizioso, quasi al limite della retorica; va detto subito tuttavia che le caratteristiche e proprio la qualità del linguaggio pittorico della giovane artista la pongono al riparo dalle insidie della magniloquenza e del simbolismo letterario.
E’ un linguaggio strutturato in severe scansioni grafiche, quello che distingue e qualifica le opere di Anna Maria Bracci, perfettamente adeguato alla vigorosa sobrietà tonale delle stesure cromatiche, a tratti, per altro, squarciate da improvvise, intense accensioni luministiche. Vi riaffiora l’eco della grande lezione dell’espressionismo nordico, non per una scelta culturale esterna, si badi, si invece per una precisa affinità elettiva del temperamento poetico della pittrice.
Le dolenti, ma non rassegnate, figure muliebri che sono le protagoniste della Weltanschauung di Anna Maria Bracci, compongono una iconografia espressiva di emozioni e di sentimenti che a buon diritto esige una non superficiale partecipazione: pregnante invito alla meditazione sui “mali” che incombono sul nostro presente, denuncia del dolore ingiustificato, delle inutili violenze, dell’arroganza e della sopraffazione, ma anche sollecitazione alla riscoperta di quei valori che rendono la vita degna di essere vissuta.
Milano, giugno 1978
|
Luciano Budigna
Critico d’Arte
|
^ top ^ |
Dal quotidiano “La Notte”, 1 Aprile 1978
|
Anna Maria Bracci preferisce dipingere figure di donne, tristi espressivamente, spigolute e dure nella forma: uno stato figurativo scelto dall’autrice, per conferire a questi nudi impietriti o gestenti una condizione eloquente di essere umiliati ed offesi.
La pittura è su pigmenti chiari, i corpi sono profilati in nero (serrati più che chiusi dal disegno, d’indice strettamente linearista), i fondi dei dipinti pezzati di colore. Nelle opere, evidente è il senso della tristezza elevata a timbro estetico dal modo di fare della pittrice; tranne la maternità, che nel gesto d’amore non si sa se stringa per il piacere materno o per istinto di difesa.
Si tenga presente anche qualche piccolo paesaggio, secco d’elementi.
La mostra, per l’assunto e l’espressività, è una “personale” a sé rispetto alle altri milanesi.
|
Mario Portalupi
Critico d’Arte
|
^ top ^ |
Da “Pan Arte”, Firenze, Febbraio 1979
|
Delle più recenti problematiche Anna Maria Bracci ha messo bene a fuoco la questione femminile, riuscendo a sintetizzare le giuste istanze talvolta mal presentate.
L’artista, attraverso il mezzo di espressione a lei più congeniale, evidenzia la condizione della donna: nascono così i nudi femminili sui cui volti è facile leggere la sofferenza, l’incomprensione e tutto ciò che umilia la donna.
Dal punto di vista tecnico, questo si traduce nei vigorosi segni che scompongono le figure o in certi collage che emulano il caos della metropoli lombarda.
|
|
^ top ^ |
|