Dalla presentazione della Mostra "Il sentimento del tempo", Milano, 2000

La pittura di Anna Maria Bracci negli ultimi anni ha scandagliato con tratti di spiccata originalità il rapporto tra le figure e il loro ambiente, elaborando una sintassi ricca e articolata, capace di scomporre a fondo le figure secondo un'ideale scansione dello spazio in piani sovrapposti.
In questo è evidente una profonda e emotivamente "sentita" assimilazione della lezione del cubismo di Braque e Picasso, di cui tuttavia si rinnegano la tonalità grigio-brune a favore di una versione più ricca di colore, alla Andrè Derain, per intenderci.
Di uguale matrice proto-cubista parrebbe essere l'inserimento di materiali come cartone, stoffa o altro, che applicati sulla tela, vanno a concorrere, insieme ai più tradizionali colori ad olio o acrilici, alla composizione dell'opera, esasperando quel gioco di piani e superfici che si intersecano, scomponendo e ricomponendo lo spazio virtuale rappresentato.
In questo senso l'uso di materiali diversi potenzia l'effetto di disgregazione, aprendo contemporaneamente le opere anche alla dimensione tattile, oltre che a quella più consueta della vista.
E' come se l'artista volesse suggerirci che la realtà che ci circonda, non solo è complessa e di difficile lettura sul piano visivo, ma lo è altrettanto su quello della composizione materiale: il mondo è un tessuto di materiali eterogenei che l'artista strappa e ricompone solo in parte, mostrandoci così i suoi elementi costitutivi.
Lo stesso avviene nello scandaglio dei rapporti umani. Si tratta di un tema ricorrente e approfondito con metodo e con palese partecipazione affettiva dell'artista nelle sue molteplici declinazioni: il rapporto tra madre e figlio, il rapporto di coppia, quello familiare, i moti della folla, le relazioni sociali all'interno dell'habitat metropolitano...

Non apparirà casuale l'accostamento uomo-animale: la similitudine consente di portare alla luce alcuni istinti primordiali come quello della fuga, moto di istintiva sopravvivenza, come nella serie di quadri intitolati "fuga" o condizioni di necessità sociali di sopravvivenza come quelle che muovono le masse e che la Bracci ritrae nelle opere che vanno sotto il titolo di "migrazioni". Ci appaiono in quest'ultimo caso poste in correlazione mandrie di animali in movimento e folle in atto di umana transumanza: gli uni spettatori degli altri in un gioco ubriacante (e rivelatore) di specchi.
In questo senso il gioco dei piani sovrapposti diviene qui metafora lampante del difficile, complesso, articolato ed instabile gioco dei sentimenti: ci sono punti di incontro, di fusione ed armonica condivisione del medesimo spazio, ma anche fratture improvvise ed inaspettate, lacerazioni profonde, linee di netta demarcazione. Come tra le figure dipinte, così tra gli uomini e le donne che quelle figure raccontano con poesia e precisione d'analisi, con ricchezza "emotiva" nell'impasto di colori e materiali e solida, sicura essenzialità del disegno che tutto sorregge.


Virgilio Patarini
Critico d'Arte

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Dal quotidiano "Nice-Matin", 13.06.2000

Une artiste peintre milanaise, invitée par l'association des Peintres du Soleil, expose ses oeuvres depuis le début du mois à l'espace Culture à Sainte-Agnès.
Anna Maria Bracci a travers ses silhouettes graphiques melées aux couleurs vives, lumineuses, raffinées, suggère parfois le couple mais évoque le plus souvent la densité, voire l'oppression de la vie urbaine.
Cependant, sa vision reste poétique et optimiste. Et par les vibrations subtiles des couleurs, elle communique une émotion intense.
Cette artiste transalpine, à la sensibilité doublée d'une grande technique....
A partecipé à de très nombreuses expositions....


 
 

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Dal mensile "That's art", Febbraio 2000

L'artista propone tele e carte in cui evidenzia la sua ricerca, portata avanti negli anni, mirante ad evolvere l'approccio strettamente figurativo parcellizzando forme e cromie e creando nuovi mosaici.


 
 

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Dalla presentazione della Mostra "Universi paralleli", Milano, Giugno 2002

Non siamo di fronte ad un'esordiente: ha già percorso tutta la strada che porta ad un allontanamento sia da una visione strettamente naturalistica, sia da quelle pseudo correnti moderne i cui artisti pensano di poter fare a meno del disegno e della pittura... Ha affrontato il problema di petto: dipingere per lei vuol dire ricostruire una realtà attraverso una geometrizzazione delle forme, ricreando la realtà come se ci fosse un intelletto superiore che la governa...
Fa tesoro della lezione dei cubisti: la Bracci non si sofferma però ad un puro esercizio formale, non è un'artista manierista e dà un colore d'anima piuttosto che un colore di testa, un colore puramente cerebrale... E' abbastanza eccezionale il fatto che un'artista superi lo schema della sua formazione creando un suo stile e una visione tutta sua personale...


Raffaele De Grada
Critico d'Arte

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Dalla presentazione della Mostra "Universi paralleli", Milano, Giugno 2002

Esistono infiniti universi che scorrono, come fiumi paralleli, accanto al nostro quotidiano, consueto scorrere del Tempo. Universi mitici, mondi immaginari, che possono dischiudersi come falle nelle pieghe dell'umana coscienza, universi paralleli che i quadri di Anna Maria Bracci ci suggeriscono, aprendoci varchi verso altre differenti dimensioni. Senza retorica, senza indugi descrittivi: la costruzione stessa dell'opera, attraverso la strutturazione di piani sovrapposti (di evidente matrice protocubista) e la sistematica ellitticità della figurazione, lascia ampio margine all'ambiguità.
Si intravedono figure, gesti e situazioni, ma nessuno di questi elementi viene compiutamente definito: prevale, appunto, l'ellissi. Alla descrizione si preferisce l'allusione.
In altri casi, specie nelle opere più recenti, si indaga il rapporto tra l'azione e la riflessione. Compaiono allora nei quadri sipari lacerati, figure che agiscono ed altre che assistono nell'ombra: attori e spettatori del "teatro del gran mondo". Anche in quest'ultimo caso si tratta di universi paralleli, che l'occhio dell'artista svela alle nostre distratte coscienze.


Virgilio Patarini
Critico d'Arte e Direttore artistico della Basilica di San Celso

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